giovedì 25 novembre 2010

CONTRO L'OMOFOBIA

Ho appena finito di leggere un articolo che parla di un gay picchiato sull’ autobus a Roma. Questi fatti avvengono molto spesso, capita infatti che degli omosessuali vengano aggrediti solo perché sono “diversi” e io la trovo una stupidaggine. Penso infatti che ognuno ha i suoi gusti e che nessuno deve imporre i suoi gusti agli altri. I ragazzi d’ oggi, inoltre, si prendono in giro dicendosi gay , “fro…” , eccetera eccetera.  Questa non la trovo una cosa molto intelligente. Mi piacerebbe che tutti a Roma potessero andare per la strada vestiti e comportandosi come vogliono senza essere molestati o picchiati dagli altri. La gente dovrebbe capire che ogni persona ha una propria mentalità e, finche non si fa male agli altri, ognuno merita rispetto.
Una riflessione di Flavio Martinez



mercoledì 24 novembre 2010

ALL'AEROPORTO...


Una ragazza stava aspettando il suo volo in una sala d'attesa di un grande aeroporto. Siccome avrebbe dovuto aspettare per molto tempo, decise di comprare un libro per ammazzare il tempo. Comprò anche un pacchetto di biscotti. Si sedette nella sala VIP per stare più tranquilla. Accanto a lei c'era la sedia con i biscotti e dall'altro lato un giovane di colore che stava leggendo il giornale. Quando cominciò a prendere il primo biscotto,anche il giovane ne prese uno; lei si sentì indignata ma non disse nulla e continuò a leggere il suo libro. Tra lei e lei pensò: "Ma tu guarda che schifo,che arroganza,che maleducazione…se solo avessi un po' più di coraggio,gliene direi quattro,tornatene al tuo Paese, prima di viaggiare impara ad essere civile...". Così ogni volta che lei prendeva un biscotto,il giovane di colore accanto a lei, senza fare un minimo cenno, ne prendeva uno anche lui. Continuarono fino a che non rimase solo un biscotto e la donna pensò: "Ah, adesso voglio proprio vedere cosa farà.…!" Il giovane di colore prima che lei prendesse l'ultimo biscotto lo divise a metà!"Ah, questo è troppo", pensò e cominciò a sbuffare ed indignata si alzò di scatto,borbottò a bassa voce "i cafoni dovrebbero restare a casa", prese le sue cose, il libro e la borsa e si incamminò verso l'uscita della sala d'attesa. Quando si sentì un po' meglio e la rabbia era passata, si sedette su una sedia lungo il corridoio per non attirare troppo l'attenzione e per evitare altri incontri spiacevoli. Chiuse il libro e aprì la borsa per infilarlo dentro quando....nell'aprire la borsa vide che il pacchetto di biscotti era ancora tutto intero nel suo interno. Capì solo allora che il pacchetto di biscotti uguale al suo era del giovane di colore che si era seduto accanto a lei e che però aveva diviso i suoi biscotti con lei senza sentirsi indignato,schifato, nervoso. Al contrario di lei che aveva sbuffato,ma che ora si sentiva sprofondare nella vergogna… (Ignoto)

Che ne pensate?

venerdì 19 novembre 2010

LETTERA DI TERESA ALLA NONNA E AL FRATELLO STEFANO


Cominciamo con te, nonna, nonna Lisetta intendo, che tanto con nonna Caterina è inutile parlarci e comunque non gìfinirei più. Immagino ti stai chiedendo il motivo di questa lettera.
Ebbene te lo spiego subito. Ti scrivo per parlarti del tuo atteggiamento. Quale atteggiamento? Be’, diciamo che, per fare un esempio, non mi prendi mai sul serio.
Ogni volta che ti parlo di un mio progetto, una mia esperienza, tu mi rispondi e mi parli come se non abbia nulla di meglio da fare che snocciolare progetti da bambina di 5 anni oppure, un altro esempio può essere che, ogni volta che ti parlo del liceo al quale vorrei iscrivermi, invece di incoraggiarmi a fare quello che mi piace, non fai che dire che come scuola non serve a niente.
Sai, capisco benissimo che magari mi vedi ancora come la bambina che vuole fare l’addestratrice di delfini o la ballerina, ma dovresti accorgerti che sono cambiata. E poi, so che consideri il liceo classico e l’università le uniche cose che potrebbero beneficiare al mio futuro, ma non è questo che voglio, capisci? Non è una carriera da dottoressa che voglio. Né una carriera da professoressa o da avvocato. Solo perché voglio fare la fotografa, che è una strada più complicata e che richiede più pratica che teoria, non significa che io stia buttando il mio futuro.
Forse hai paura che io riceva qualche delusione da questo lavoro o che non guadagni abbastanza, o che stia prendendo tutto alla leggera, ma non è affatto così. Conosco i rischi che comporta questo lavoro e la fatica che richiede. Conosco gli ostacoli che ci saranno, ma ho intenzione di farcela. Solo che se tu mi concedessi un po’ di fiducia per me sarebbe più facile. Già non è che abbia mai avuto molta fiducia in me stessa, se poi in me non ci crede nessuno, allora diventa tutto troppo pesante.
E cerca di cambiare questo tuo aspetto, se ti sembra giusto quello che dico.

Adesso indovinate un po’ a chi vado a scrivere? A mio fratello Stefano, naturalmente!
Caro Stefano, io potere parlare con te in modo facile o forse potrei parlarti in italiano. Dipende da te. Dipende da come ti gira. Altrimenti fai l’animale. So che al momento la tua vita non va alla grande. Ma credi davvero che spezzando e lanciando e rompendo e gridando migliori la situazione? Io non penso, no, infatti la peggiori. So anche che ti arrabbi tanto quando ti minacciano di toglierti il telefono, perché ci stai troppo attaccato, ci sono passata anch’io. Però basta non darglielo il telefono, alla fin fine. Non serve mettersi a sbraitare. Cioè Ste’, siamo tutti abbastanza andati di cervello, trova un modo diverso di sfogarti, diverso dal prendere a pugni tutto. E poi, sì, è vero, la scuola non ti ha ancora dimostrato la sua utilità, ma lo scoprirai dopo; quindi, senti a me, non farti bocciare anche quest’anno. Non c’è bisogno che prendi nove, sai benissimo che basta il sei per toglierti di mezzo questa scuola media, tanto mica ti insegnano a vivere, ad affrontare i problemi. Cerca solo di fare… “qualcosa” nella vita, perché per me non sarebbe facile mantenerti e se vuoi mettere su famiglia lo stipendio non te lo posso dare e sai bene che i Call Center non sono proprio quello che chiunque desidera. Quindi, svegliati Stefano, vuoi fare il Punk folle e anarchico? Fallo! Ma non autodistruggerti.

giovedì 18 novembre 2010

LETTERA A UN NAZISKIN

Caro naziskin, Io scrivere te con parole facili, così forse tu capire. Io leggo su giornali che tu essere “bestia” e “belva”, ma io non credere. Io credere tu essere ignorante, e ignoranza è grande problema di tutti, anche per me. Perchè persona ignorante è persona debole, e persona debole è persona che ha paura, e persona che ha paura è persona che diventa cattiva e aggressiva, e fa “bonk” con bastone su testa di poveraccio. Vere “bestie” e “belve” sono giornalisti (molti) e certa televisione (quasi tutta) che dicono stronzate così noi restare tutti ignoranti e potere resta in mano dei potenti. Io vuole dire questo: se tu picchia un poveraccio, tu non dimostra tua forza. Tu dimostra tua debolezza e tua stupidità. Perchè sua testa rotta non risolve tuo problema. Tuo prolema è che tu vivere in periferia di merda senza lavoro o con lavoro di merda. Tuo problema è che tu essere ultima ruota del carro. Allora tu volere diventare forte, e tu avere ragione. Ma nessuno diventa forte picchiando (quaranta contro due) due persone deboli. Se tu volere diventare forte, tu dovere ribellarti a tua debolezza. Tu dovere pensare. In tua crapa rapata esserci cervello. Tu usa cervello, non bastone. Tuo cervello avere bisogno di cibo, come tua pancia. Tu allora provare a parlare, a leggere, a chiederti perchè tua vita di merda. Questo essere: cultura. E cultura essere sola grande forza per migliorare un uomo. Io sapere: leggere essere molto faticoso. Pensare essere ancor più faticoso. Molto più faticoso che gridare “negro di merda” o sporco “ebreo”: gridare stronzate essere molto facile. Tutti essere capaci di insultare e odiare. Ma non importare niente se tu avere crepa rasata e scarponi; per me, tu potere metterti carciofo in testa e tatuare tue chiappe. Me importare che tu rispetta te stesso, tuo cervello, tua dignità, così forse tu impara a rispettare altri uomini. Se tu grida “sporco ebreo”, tu dovere sapere, almeno, cosa essere ebreo. E se tu sapere cosa essere ebreo, tu provare a chiederti come sarebbe bello se bruciassero in forno tua madre, tuo padre, tuoi fratelli, tuoi amici e te. Se tu comincia a fare domande, tu comincia a vincere. Domande essere chiavi di macchina. Non basta una domanda per accendere motore e andare lontano… Io molto preoccupato per te (e anche per testa di quelli che vuoi picchiare). Io preoccupato perchè il potere, quando vede persone ignoranti e cattive, può fare due cose: metterti in prigione, e prigione è come un immenso “bonk” su tua testa. Oppure servirsi di te come schiavo, mandarti a picchiare e torturare e bruciare mentre lui, intanto, vive in bella casa, con bella macchina, con bella figa. Vuoi essere libero? Tieni tua testa rapata, ma impara ad amare tuo cervello. Forza e potere abitano lì. dentro zucca, non sopra zucca.
Ciao
Michele Serra

mercoledì 17 novembre 2010

HUMOR CONTRO IL RAZZISMO

“Un uomo passeggia in Central Park a New York. Vede un pitbull azzannare ferocemente una bambina. Si precipita, afferra il cane e infine lo uccide salvando la piccola. Un poliziotto che ha visto la scena si avvicina e dice : ”Voi siete un eroe. Domani il mondo potrà leggere sui giornali che un coraggioso newyorkese ha salvato la vita ad una bambina”. ”Ma io non sono newyorkese !”. “Bene, allora si leggerà che un coraggioso americano salva la vita…..” . “Ma io non sono americano !”. “Di dove siete ?” domanda il poliziotto. “Io sono arabo”, risponde l’uomo. Il giorno dopo i giornali titolano a caratteri cubitali : “Un terrorista islamico massacra un cane americano”.

Documento trovato da Kevin su
http://e-blogs.wikio.it/contro-il-razzismo-humor-e-barzellette-marocchine