Siamo tutti uguali. Siamo tutti diversi
Diverse/i ragazze/i impegnate/i in un percorso sulla diversità...
venerdì 10 giugno 2011
Il ricordo di questi 3 anni meravigliosi...
I punti di intercultura nel Pigneto
Ruotalibera che favorisce l'intercultura;
E la bottega del commercio equo-solidale.
mercoledì 8 giugno 2011
Auguri!!!!
giovedì 26 maggio 2011
Interculturando
Quest'anno la nostra classe ha intrapreso un percorso sulla diversità razziale. La scuola ha contattato l'associazione Interculturando affinchè potessimo approfondire il il tema della discriminazione attraverso dei sempilici giochi finalizzati all'apprendimento del vero significato della parola razzismo. L'associazione Interculturando comprende
persone ed identità diverse, che si occupano di educazione interculturale per favorire la coesione sociale. Lo slogan dell'associazione è '' unire senza confondere, distinguere senza separare''. Un'operatrice dell'associazione, di nome Concetta è venuta nella nostra classe nel mese di febbraio le ultime due ore del venerdì, per 3 volte consecutive. L'atteggiamento pacato ma allo stesso tempo coinvolgente di Concetta ha permesso a ciascun alunno di sentirsi a proprio agio e quindi di partecipare attivamente a tutte le attività. Il gioco che ha conquistato di più noi ragazzi è stato quello denominato da tutti ''il gioco della sedia'' che consisteva nel disporci a cerchio al centro dell'aula e scambiarci di posto ogni qual volta il ragazzo al centro del cerchio dichiarava che si dovevano alzare tutte le persone con addosso un determinato indumento che indossava la stessa persona al centro del cerchio. Attraverso ciò abbiamo compreso di avere molte cose in comune tra noi e spesso anche gli stessi gusti. Pensiamo che uno degli obbiettivi dell'associazione sia proprio questo: cercare di far capire a noi ragazzi che alla fine siamo tutti uguali nonostante caratteristiche, passioni e culture diverse e che dobbiamo considerare come punto a nostro favore il fatto di vivere in una società multietnica poichè stare a contatto con persone che hanno usi e tradizioni differenti dalle nostre non fa che arricchire la nostra cultura e ampliare il nostro sapere. Confrontarsi con il diverso ci può dare l'opportunità di conoscere nuovi punti di vista e migliorarci a vicenda, scoprire nuovi modi di vedere la realtà... Tutto ciò l'abbiamo scoperto grazie a Concetta e alle riflessioni a cui ci ha portato alla fine di ogni attività. E' stato un percorso davvero molto formativo ed interessante: questo è quello che è uscito fuori dai nostri commenti. Ecco le nostre opinioni a riguardo:
- - Ho imparato molto da questo laboratorio, soprattutto a conoscere meglio chi mi sta intorno, scoprendo lati del carattere di alcuni miei compagni che prima non conoscevo. Non c’è stato da parte mia un momento di interesse minimo perché mi entusiasmava apprendere cose nuove e i giochi mi suscitavano allegria. (Daniele)
- - Grazie a questo laboratorio ho capito che ogni persona è diversa dalle altre, ma in fondo siamo tutti uguali. Ho appreso anche che bisogna accettarsi per come si è e dobbiamo imparare ad essere sempre noi stessi. Ho avuto anche l’opportunità di conoscere meglio i miei compagni grazie ad Interculturando. (Xin)
- - Da questo laboratorio ho imparato ad abbattere lo stereotipo e a conoscere meglio le persone. Mi sono trovato bene perché l’operatrice Concetta ci faceva sentire a nostro agio. Consiglierei all’associazione Interculturando di migliorare la sua offerta con delle uscite didattiche per andare a vedere i luoghi dove lavorano. (Luca)
Momento del Circle time: parla Concetta dell'associazione Interculturando
Jie, Xin, Flavio e Simone durante il Circle time
- Da questo laboratorio ho imparato che, con persone apparentemente molto diverse da me, ho invece degli interessi in comune, ho imparato che gli stranieri vanno trattati come nostri connazionali perché sono uomini come noi e ho anche capito che colui che ha problemi è chi discrimina e non chi è discriminato! Mi è stato di aiuto il laboratorio poiché ora so qualcosa in più riguardo alla discriminazione e al razzismo e da adesso in poi mi impegnerò a distruggere i miei stereotipi. (Elisa)
- - Per merito del laboratorio Interculturando ho appreso che il razzismo è ingiusto e ho avuto modo di vedere che esistono molte differenze fra noi compagni di classe (passioni, gusti, caratteri), ma nonostante questo abbiamo imparato a non discriminarci. (Nadia)
Articolo di Elisa e Luca
mercoledì 11 maggio 2011
FORSE CRESCENDO CAPIRO'...
A Giugno ci sarà un referendum che porterà il popolo a prendere una decisione importante sulla liberalizzazione dell’acqua e la costruzione di
nuove centrali nucleari. L’acqua potrebbe non essere più un bene pubblico, potrebbe essere gestita quasi interamente da Società private. Quelle stesse Società che attualmente gestiscono le acque minerali. Se così
fosse ci ritroveremo come gli abitanti di Latina. Un sito cita testualmente: “Ce lo rivelano le drammatiche notizie che ci pervengono da Aprilia (Latina) dimostrandoci quello che avviene quando l’acqua finisce in mano ai privati. Acqualatina, che gestisce l’acqua di Aprilia, ha deciso nel 2005 di aumentare le bollette del 300%!"
L’acqua è un bene fondamentale per l’umanità e appartiene a tutti e non è giusto che delle Società diventino padrone del cosiddetto “oro blu” per trarne un guadagno sulle spalle dei cittadini. Per quanto riguarda le centrali nucleari so solo quello che ho visto e sentito alla TV quando il Giappone è stato colpito dal terremoto. Terremoto che a detta degli esperti è uno dei più violenti che ci sia mai stato da quando esistono i sismografi. Quindi mi chiedo: e se noi costruiamo le centrali e viene un terremoto così forte? Che fine facciamo? Non serve l’energia nucleare: abbiamo il sole, abbiamo il vento, perché non li sfruttiamo? Perché invece di buttare milioni di euro per la costruzione di questi “mostri” non li investiamo in pannelli solari, impianti eolici, per la produzione di energia pulita insomma? Forse crescendo capirò il perché, il perché l‘uomo fa di tutto per complicarsi la vita!
Matteo
QUEL GIORNO AL REFERENDUM...
Roma, 3 Agosto 2023
Me lo ricordo ancora quel famoso 12 giugno 2011 proprio come fosse ieri..
Dopo aver consegnato la mia carta d’identità ricordo che entrai nell’unica cabina libera. Davanti a me c’erano una penna ed un foglio. Lessi la prima prerogativa, quella che riguardava il nucleare. Nel momento in cui afferrai la penna, la mia mente mi portò indietro di qualche anno e precisamente al giorno in cui, in terza media parlammo in classe proprio del tema su cui era incentrato il referendum di quel giorno. A colpirmi particolarmente furono le parole di uno scrittore denuclearizzato citate in un articolo che ci aveva portato la professoressa, il quale scrittore raccontava il disastro di Chernobyl vissuto sulla sua pelle in questo modo: <<Il 26 aprile 1986 era esploso il reattore nucleare di Chernobyl. I più giovani non sanno cosa voglia dire. Cosa significhi sentire i contatori Geiger gracchiare e registrare radiazioni provenienti da migliaia di chilometri di distanza. L’onda invisibile esisteva davvero e non potevano far nulla per fermarla. Migliaia di persone furono uccise dalle radiazioni in pochissime ore,tra atroci sofferenze>> Poche parole agghiaccianti che però furono sufficienti per permettermi di formarmi un’idea piuttosto negativa riguardo al nucleare. In quell’istante riflettei sulle conseguenze che avrebbe portato la costruzione di centrali nucleari in Italia e quindi pensai al mio futuro, a quello dei miei figli e a quello delle generazioni successive sulle quali sarebbe ricaduta la scelta che quel giorno del referendum avrebbero fatto milioni di italiani (compresa me). Le centrali nucleari, non lo nego, costituivano una valida alternativa per la produzione di energia e ciò lo confermava anche la Francia, il cui 80% del fabbisogno nazionale energetico era ricoperto proprio dal nucleare, ma a farmi dubitare sull’effettivo vantaggio di costruire le centrali erano le conseguenze che sarebbero scaturite con l’esplosione di anche un solo reattore di esse: tumori, cancri, malformazioni genetiche.. e la catastrofe di Chernobyl insegnava. Purtroppo la gente ha memoria breve. In Italia già si era svolto un referendum sul nucleare nel 1987, tramite il quale però la popolazione italiana aveva deciso di votare contro l’uso del nucleare, spaventati dalla catastrofe avvenuta in Ucraina l’anno precedente. Nel 2011 la storia si stava ripetendo, ma questa volta il Presidente del Consiglio italiano decise di agire con astuzia, cercando di bloccare la costruzione delle centrali non per salvaguardare il popolo dal pericolo delle radiazioni, bensì perché sapeva che gli italiani avrebbero votato in maggioranza contro perché in quello stesso anno si era verificato un cataclisma simile a quello di Chernobyl, questa volta in Giappone. Tra le ‘’pecche’’ del nucleare, oltre alle possibili conseguenze, c’erano anche le scorie: già l’Italia non era in grado di smaltire adeguatamente i rifiuti, figuriamoci le tonnellate di scorie prodotte in continuazione dalle centrali!!! E dove sarebbero andate a finire? Sicuramente nei fiumi o nel mare rischiando di danneggiare l’ecosistema marino, provocando quindi la morte di milioni di pesci perché i depositi di stoccaggio sarebbero stati sicuramente insufficienti. Poi, si sa, è difficile ammetterlo ma l’Italia è sempre stata una nazione in cui si va a risparmio e allora, chi ci avrebbe garantito che le centrali sarebbero state costruite rispettando tutti i criteri di sicurezza e con gli adeguati materiali? L’Italia, come gli USA, puntava al nucleare per ridurre l’emissione di CO2 ma questa, a mio parere, era solo una frottola per convincere la gente a votare a favore del nucleare ed, in particolare, serviva ad ‘’abbindolare’’ i meno informati i quali non sapevano che, soprattutto nella fase di preparazione all’uso del combustibile nucleare, la centrale produce milioni di gas serra nocivi all’ambiente. Far sì che la gente votasse a favore era anche nell’interesse dei grandi gestori che dal nucleare ci andavano a guadagnare con la compravendita di materie prime, primo fra tutti l’uranio. Inutile insistere sul fatto che il nucleare fosse l’unica alternativa attendibile, dovevamo, secondo me, tentare un’altra strada forse più lenta da realizzare, ma certamente più sicura, quella delle fonti rinnovabili: meno giro d’affari dovuto alla compravendita di materie prime poiché quelle utilizzate dalle fonti rinnovabili per produrre energia si trovano in natura, più salute per l’uomo e l’ambiente poiché utilizzare fonti rinnovabili vuol dire emettere un numero ridotto di gas serra rispetto al nucleare … perchè non tentare? Sapevo anche che nel caso in cui avessi votato ‘’sì’’ e una centrale fosse esplosa, avrei avuto sulla coscienza (e, con me, tutte le altre persone che avevano votato a favore) la morte di tantissime persone tra le quali ci potevano essere i miei familiari.
Con decisione votai per l’abolizione delle centrali nucleari. Passai poi all’altra prerogativa del referendum: la privatizzazione dell’acqua. ‘’Vuoi abrogare il decreto Ronchi 17757/1933..’’ diceva il foglio, anche la domanda più corretta da scrivere era: ‘’ Vuoi permettere alle grandi multinazionali di arricchirsi speculando e traendo profitto da un bene comune di prima necessità come l’acqua? L’acqua è il bene universale più prezioso al mondo ed è soprattutto un diritto di ogni cittadino, ricchi e meno ricchi, mentre con la privatizzazione sarebbe diventato solo un privilegio di pochi poiché nel caso in cui qualcuno fosse stato impossibilitato a pagare anche la tassa sull’acqua, addirittura gli avrebbero chiuso il rubinetto. Già mi immaginavo..’’guerra civile scoppiata in Italia per il rincaro dell’acqua’’: queste le testate dei giornali che ci sarebbero state qualche anno più avanti. E che ne sarebbe stato delle persone più povere come gli immigrati o i senzatetto che ogni giorno si abbeverano alle fontanelle pubbliche per i quali quell’acqua è VITA? L’acqua non è una merce! E pensare che qualche ci voleva addirittura togliere il diritto di voto per decidere se l’acqua sarebbe dovuta rimanere pubblica o meno, affermando che la privatizzazione dell’acqua non doveva essere oggetto di referendum, così avrebbero potuto decidere in Parlamento e, la maggioranza, avrebbe votato affinchè divenisse privata! Votai allora a favore dell’acqua pubblica.
Quel famoso 12 giugno fu un giorno importante perché gli italiani votando contro il nucleare e a favore dell’acqua pubblica dimostrarono di essere una nazione capace di ragionare con la propria testa. Ora infatti vivo in una società che prende l’energia da impianti eolici e solari, grazie ai quali l’emissione di anidride carbonica è stata ridotta notevolmente e si respira un’aria più salubre. Soprattutto poi l’acqua è ancora di tutti e tutti si impegnano a non sprecarla.
martedì 26 aprile 2011
Omofobia contro un deputato
giorno 22/04/11
domenica 24 aprile 2011
La mia opinione sul nucleare e sull'acqua privata.
l’acqua potabile. Quindi, invece di porsi problemi sul privatizzare l’acqua, dovrebbero farsi problemi su come far arrivare l’acqua a tutti. Inoltre l’acqua aumenterebbe di prezzo , se privatizzata.
sicura. Costruendo una centrale nucleare si ha il rischio di fuoriuscite di radioattività sia per eventi naturali, come terremoti, sia per motivi artificiali, cioè quei creati dall’uomo, uno di questi può essere un attentato terroristico. Inoltre le centrali nucleari producono scorie altamente radioattive, e per smaltirle ci vogliono molti anni. Le radiazioni provocano leucemie e tumori ma soprattutto mutazioni geneticihe che possono riscontrarsi nelle generazioni successive.
sabato 23 aprile 2011
COME SE ACCAREZZASSE UN LEONE
Nel mondo ci sono molte persone che credono di essere superiori ad altre, perché pensano che quelle persone siano diverse da loro per il colore della pelle, o perché sono su una sedia a rotelle, ma in realtà non è così perché abbiamo tutti quanti un naso, due occhi e quindi dobbiamo avere gli stessi diritti. Tante persone dicono che gli stranieri rubano il lavoro, ma in realtà non è così perché in Italia nessuno ama fare il venditore ambulante, oppure la badante. Poi, riflettiamo un po’: se non ci fossero gli stranieri, chi potrebbe fare il lavoro della badante che è molto utile?
Secondo me i razzisti dovrebbero mettersi nei panni degli stranieri, perché forse essi sono venuti in Italia poiché nel loro paese c’è una guerra, oppure perché non trovano lavoro e devono
mantenere una famiglia.
Dopo, quando hanno speso tutti i loro
risparmi per venire in Italia, credendo che sia un paradiso, gli immigrati trovano le persone che li discriminano o li picchiano.
Secondo me è possibile distruggere il razzismo nel mondo solo in un modo: ogni persona deve conoscere almeno un immigrato e apprendere la sua storia, per capire perché è emigrato in un altro paese, così non penserà più che egli vuole rubare il lavoro agli Italiani. Ma è difficile perché il razzista non vuole conoscere lo straniero, poiché è come se andasse ad accarezzare un leone: ha paura di lui.
Q
uindi dovrebbe conoscerlo prima un suo amico e poi presentarglielo.
Nadia
SPORT, DESPORT, DIVERTIMENTO
Il termine sport deriva dalla parola francese "desport" e cioè "divertimento","svago", e indica l'insieme di tutte le attività fisiche e mentali. Per me lo sport dovrebbe essere occasione di divertimento che favorisca l'integrazione e la socializzazione, invece questo non sempre succede: qualche volta lo sport induce a comportamenti razzisti. Mi è capitato di vedere e leggere sul giornale che alcune squadre di calcio nel loro gruppo hanno giocatori di pelle scura e i tifosi avversari li prendono in giro proprio per il loro colore della pelle. Questi sono episodi, manifestazioni, comportamenti che non si dovrebbero vedere ma neanche sentire negli stadi, invece certe volte sono gli stessi sportivi che hanno comportamenti sbagliati verso i loro cosidetti avversari. Ad esempio l'ultimo derby giocato dalla Roma e dalla Lazio per poco non finiva in rissa, per colpa di alcuni giocatori "isterici" e poco professionali. Per combattere la tendenza a questi comportamenti esistono delle iniziative, ad esempio il commissario tecnico della nostra nazionale di calcio ha stabilito un codice etico, cioè di comportamento, che i giocatori che fanno parte della nazionale devono rispettare. Quest'ultima settimana sono stati espulsi due giocatori che non si sono comportati bene e l'allenatore non li ha convocati nel gruppo. Secondo me i valori che lo sport dovrebbe insegnare sono: la solidarietà, l'amicizia e la fratellanza!
(Irene)