venerdì 17 dicembre 2010

CIAOOOOOOOOOO!!!!!

Un caro saluto a Teresa che oggi ci lascia per cambiare scuola e per salire nel freddo nord (anche se anche qui oggi con questa neve non si scherza!). Un abbraccio a un’alunna creativa e intelligente che ha arricchito di sé e delle sue esperienze questo luogo di “diverse/i” che parlano di diversità, alunna che può dare tanto e tanto ancora, ancora e ancora di più!

giovedì 9 dicembre 2010

L'IMMIGRAZIONE VISTA CON I MIEI OCCHI

Io sono Mohamed Khaled
Sono egiziano.
Mia famiglia  vive in Egitto.
Qui in Italia sono qui con mio padre e anche mio fratello.
Invece mia madre e mia sorella sono in Egitto.
Io voglio essere ingegnere.
Anche voglio trovare il lavoro in Egitto.
Mi piace Italia, anche piace il Colosseo e in Egitto le piramidi e i templi.



Mi piace il Natale,

 perché il Natale vado in Egitto.

(Mohamed)

lunedì 6 dicembre 2010

HO CAMBIATO PUNTO DI VISTA

Primo anno di scuola media. Mi ritrovo in una classe con compagni sconosciuti; non tutti perché tre alunni hanno fatto le elementari con me. Torniamo a quelli sconosciuti: ho notato che la classe era formata in gran parte da maschi. Le poche femmine che c’erano mi sono sembrate subito tranquille e simpatiche mentre i maschi più agitati e qualcuno un po’ antipatico. Il più agitato di tutti era un ragazzo cinese dall’aspetto apparentemente innocuo dal nome Jie. In prima diceva parolacce ai prof e li mandava a quel paese, picchiava i compagni, lanciava oggetti… Mi ricordo che fu anche sospeso. In seconda media era sempre vivace e agitato, ma rispetto all’anno precedente era migliorato, anche se un giorno l’ho visto saltare sul cofano di un’auto parcheggiata davanti la scuola. Per fortuna che non c’era il proprietario! Arriviamo ai giorni nostri: terza media. Il simpatico Jie dopo due anni si è un po’ calmato (non molto). Quest’anno ho trovato un Jie diverso; ho cambiato punto di vista e ho una diversa opinione su di lui, anche grazie alle chiacchierate che spesso facciamo. Lo trovo simpatico e a tratti anche buono… chi l’avrebbe mai detto! Spero per lui che migliori ancora il suo comportamento perché ci sarebbe ancora qualcosina su cui lavorare.
(Matteo)

domenica 5 dicembre 2010

QUESTIONE DI PUNTI VISTA...

Mentre ero in terza elementare i miei compagni di classe si iscrivevano a catechismo per la Prima Comunione, io invece dissi a mia madre di non volerla fare. Questo fece scandalizzare mia nonna, mentre i miei genitori mi lasciavano libero di scegliere.
Mio padre è ateo, mentre mia madre crede "a modo suo" e non frequenta la chiesa, borbotta quando si parla di preti e di monache e si rivolge a Dio soltanto se succede qualcosa di veramente brutto o veramente bello. Per mia natura sono molto razionale e credo soltanto a ciò che si può spiegare e toccare con mano e ritengo che la religione sia una limitazione per l'uomo e un palliativo a cui aggrapparsi nei momenti difficili, una menzogna che le persone si raccontano per affrontare grandi dolori come la perdita di una persona cara: in sostanza una presa in giro.
La scorsa estate ricevo una telefonata inaspettata da Simone, un mio caro compagno delle elementari: con una voce triste mi comunica di aver perso il nonno con cui era cresciuto. Mezz'ora dopo ero a casa sua per consolarlo, per farlo ridere, per cercare di non farlo pensare per un po’ a ciò che era accaduto. Invece avvenne il contrario: cominciammo a parlare e fu lui che mi fece intristire, ma anche pensare... Simone era sconsolato perché nonno Giuseppe non era più qui con lui ma era tranquillo. Ad un certo punto mi disse che sicuramente suo nonno, che era una brava persona, in quel momento era in Paradiso fra gli angeli e che da lassù ci guardava. Fu allora che feci un grande sorriso e con il capo annuii e provai un grande conforto per me e per lui. Naturalmente gli risparmiai le mie opinioni e fui molto felice che lui trovasse consolazione nella sua fede. Come quando ti compri un paio di scarpe che pensavi di non aver mai visto prima e poi cominci a notare che altri ce l'hanno, così quel giorno cominciai a constatare che non è poi così stupido credere fortemente in "qualcosa".
L'ultimo episodio che mi ha fatto riflettere è la morte di Sarah Scazzi. La mamma, testimone di Geova, trova conforto nella sua religione e la sua comunità le è vicina in questo momento così terribile.
Quelle poche parole di speranza di Simone mi hanno fatto ricredere. Mentre prima ritenevo che coloro che credono in un Dio sono ottusi, ora penso che sono fortunati perché hanno una forza in più; ho considerato inoltre tutte le persone che in nome del proprio Dio aiutano il prossimo. Purtroppo io continuo a credere più nella scienza che nella religione, però se un giorno dovessi trovare un Dio quello sarebbe un grande giorno.
(Lorenzo)

giovedì 2 dicembre 2010

PERSONE COME NOI

L’articolo che abbiamo letto in classe e che mi ha maggiormente colpito è stato quello sulla discriminazione a danno delle coppie gay, perché è un articolo che parla di una problematica attuale che si sta sempre più diffondendo e che ha interessato recentemente un mio conoscente. Il ragazzo in questione si chiama Dario ed è un amico di infanzia di mia sorella, che si è innamorato ( a dir suo davvero perdutamente) di un altro ragazzo di nome Fabio. Ormai sono quasi tre anni che sono fidanzati e in questo lungo periodo di tempo si sono sostenuti a vicenda nei momenti di difficoltà, hanno gioito insieme, li hanno visti litigare e poi riappacificarsi ed essere più uniti di prima….ed ora ditemi, non è questo vero amore? E allora, che importanza ha se sono dello stesso sesso? Quello che conta non è, dunque, solo l’amore reciproco che si dimostrano? Ed invece, il fatto che stessero insieme, ha molto infastidito un gruppo di loro amici, tanto che li hanno prima derisi ed insultati davanti a tutti ed, in seguito, sono passati anche alle mani. Avvenimenti di questo genere mi fanno molto riflettere su come ci stiamo evolvendo nel campo della tecnologia, ma di quanto siamo ancora primitivi nell’usare queste maniere brutali contro persone che non hanno nessuna colpa.
Secondo me, ognuno è libero di provare un sentimento per la persona che desidera, verso la quale si sente attratto, che sia essa un uomo o una donna, indistintamente, e deve essere anche libero di mostrare al mondo ciò che prova senza che debba sempre nascondersi o aver paura di persone omofobe che possano fargli del male. Queste ultime, infatti, dovrebbero imparare a rispettare le coppie gay, in quanto persone comuni, proprio come tutti noi, con il diritto di essere libere e di vivere una vita non da ‘’perseguitati’’, perché essere gay non è certo un reato, né  tantomeno una colpa!!! Senza queste persone così violente e, a mio parere, irresponsabili si vivrebbe più tranquilli, ci sarebbero meno aggressioni e tante vite innocenti verrebbero risparmiate.
(Elisa)

UNA MIA OPINIONE...

Ultimamente ho letto un manifesto, parlava delle prepotenze che spesso subiscono i ragazzi gay.
Okay, in realtà ne abbiamo letti diversi in classe, sui maltrattamenti alle donne, sulle ingiustizie che devono sopportare i disabili eccetera, ma non mi interessa parlare di loro, al momento.
Ho scelto gli omosessuali come argomento, perché ho un amico che lo è.
E anche perché mi fa innervosire il fatto che vengano presi in giro e discriminati solo perché hanno gusti diversi dai nostri. E anzi, quasi nessuno sa che uno studio scientifico ha dimostrato che ogni individuo ha un lato omosessuale. In alcuni è più marcato, in altri meno, in altri ancora prevale il lato etero, ma è comunque una situazione assolutamente non anomala.
E poi, io so benissimo che sono persone come altre. E non sono fotocopie gli uni degli altri, come molti credono. Hanno il loro carattere, i loro gusti, i loro modi di reagire e di ragionare e di comportarsi.
Il mio amico, Gianfranco, è una persona squisita. È un amico molto più sincero di tanti altri e merita rispetto, forse più di questi.
Infatti sono convinta che il rispetto non debba essere basato su diverse preferenze, diverse idee o diverso sesso, bensì sul comportamento della persona in questione.
“se tu mi rispetti, io ti rispetto”.
Così dovrebbe essere.
Ma purtroppo molto spesso va tutto in un altro modo.
So benissimo che con questo tema non cambierò il mondo e la maggior parte di quelli che lo leggeranno probabilmente diranno “ha ragione, ha ragione” solo per abitudine, perché la verità è che di gente che dice quello che sto dicendo io ce ne sta fin troppa, ma da quello che vedo la situazione ancora non cambia.
Sono tutti bravi a dire che non è giusto discriminarli, però quando devono insultare qualcuno urlano “frocio”.
È un mondo di ipocriti, che si può dire. Certo, ci sono le eccezioni, ma sono molto poche.
Comunque è sempre bello parlare a ruota libera delle proprie opinioni e queste sono le mie, che piacciano o no, che la gente sia d’accordo o no.
(Teresa)

VIOLENZA SULLE DONNE

Secondo me se non ci fossero più le violenze sulle donne, il mondo sarebbe migliore, perché senza le violenze le donne non morirebbero. Ogni giorno, anche se noi non ce ne accorgiamo, un milione di donne subisce violenze. Il luogo in cui le donne subiscono più frequentemente violenze è a casa. Anche se si pensa che sia di notte che le donne sono violentate, di notte ma anche in strada,  invece esse sono violentate soprattutto da persone conosciute. Quest’articolo letto in classe mi ha colpito più degli altri perché non è bello violentare le donne e soprattutto da persone conosciute. Per esempio, quella ragazza di nome Sara di 15 anni, che è stata violentata dallo zio: il suo corpo è stato ritrovato dentro il pozzo nel terreno dello zio. Adesso è venuta fuori la storia che sia stata la cugina a ucciderla. Ora toccherà alla polizia cercare la verità e credo che sarà difficile trovarla.
(Irene)

mercoledì 1 dicembre 2010

GOCCE DI ANTIDOTO CONTRO LA DISCRIMINAZIONE

…Cominciai a pensare di essermi fatta prendere dal vizio di giudicare una persona dall’aspetto. E devo ammettere che la mia fantasia è piuttosto bizzarra nell’associare facce e modi di fare a caratteri ben distinti. Per esempio una signora tinta di biondo e truccata di blu per me è una pettegola! Avevo pensato che questa ragazza fosse una secchiona solo perché portava gli occhiali o perché alla prima interrogazione di storia aveva preso otto. Che stupida. (…) Conoscendola mi sono accorta che è semplicemente una persona che sa comportarsi in base alle occasioni e alle persone con cui si trova. (…) Purtroppo i vizi sono difficili da eliminare, ma ci sto lavorando. (Teresa)

…Non potrò mai dimenticare le bellissime parole che mi disse [mia madre] (…) innanzitutto paragonò la società ad un campo di fiori, eh sì i fiori che a me piacevano tanto, dicendomi che sarebbe stato orribile se i fiori fossero stati tutti di uno stesso genere e di uno stesso colore, poiché sarebbero stati davvero monotoni e m spiegò che era proprio questa la bellezza di essere diversi e di avere idee differenti e che non per questo siamo autorizzati ad offendere gli altri o a deriderli. Mi insegnò anche che la bellezza dell’essere diversi sta proprio nel fatto che, confrontandosi, ci si può migliorare l’uno con l’altro e si possono imparare tante nuove cose. (Elisa)

…A volte mi è capitato di avere dei preconcetti sui ragazzi tossicodipendenti. Mi è capitato di incontrarli per strada e di osservare il loro comportamento aggressivo, provando anche un po’ di paura e di rabbia. Una volta arrivato a casa però mi ponevo delle domande (…) forse la sua famiglia non lo seguiva? Forse lo trattavano male? Oppure in passato era stato escluso dalle altre persone probabilmente per il suo comportamento? (…) Il mio primo anno di scuola elementare doveva essere un anno meraviglioso, invece lo ricordo come un incubo. Ci credereste che in qualche modo sono stato discriminato anche io? E certamente non dai miei amici ma dalle insegnanti italianissime!!! Quindi per me non esistono discriminazioni e pregiudizi, ma solamente modi di fare differenti. (Luca)

…Pensavo che tutti i Rumeni fossero cattivi. Per un bel po’ di tempo evitavo i Rumeni e cercavo di non parlarci. Dopo (…) ho conosciuto una ragazza rumena [che] mi parlò di alcune famiglie rumene che hanno passato la stessa cosa a causa di persone che provenivano da altri paesi. Così mi resi conto che sbagliavo a considerare tutti i Rumeni cattivi. (Aneta)

…Alle elementari c’era un bambino che mi stava antipatico (…) faceva rumore in classe, diceva parolacce e poi accusava gli altri. Un giorno ha accusato me e non ci ho più visto: mi sono alzato dalla sedia e gli sono andato a parlare. Lì ho cambiato punto di vista su di lui… (Daniele)

…Io da quel giorno ho capito veramente cos’è l’amore, prendendo anche come esempio i miei genitori. Quindi noi possiamo cambiare opinione su qualcosa. (Kevin)

…A chiunque legga questo testo consiglio di non fermarsi a vedere l’apparenza, come ho fatto io, ma di andare più in fondo, oltre il “muto” aspetto fisico (Lollo)

…Io direi che è meglio provare a conoscere una persona, invece di giudicarla senza farci amicizia. (Paolo)

A me non è mai capitato che uno mi abbia fatto cambiare punto di vista su una persona, perché io non guardo da fuori com’è una persona: la conosco e così formo il mio punto di vista. (Bing)

…da quel giorno non ho più giudicato una persona dal primo punto di vista, come dice il detto “non giudicare il libro dalla copertina” (Nadia)

LA DIRIMPETTAIA

Quando ero piccola io pensavo che gli stranieri fossero cattivi perché ai telegiornali parlavano sempre di violenze e furti commessi da stranieri a danno di bambini o di donne. Inoltre vivo in un quartiere dove ci sono molti immigrati che cucinano cibi dall'odore sgradevole, hanno abitudini strane per esempio lasciare le scarpe fuori dal garage fuori casa mia e passeggiano in gruppi di soli uomini. Queste caratteristiche mi spaventavano molto e mi infastidivano. Fino a quando, l'anno scorso, la mia dirimpettaia ha assunto una donna delle pulizie africana, che ha una figlia che ha pochi anni in più di me. Giocare e confidarmi con questa ragazza mi piaceva molto, era molto divertente ed era diversa da tutti gli altri. Aveva uno sguardo amichevole e mi raccontava che il suo papà andava in moschea a pregare e il venerdì per loro era un giorno di festa. Mi ha detto anche che il garage vicino casa mia era proprio la moschea dove andava a pregare il suo papà. Da allora quando vedo le scarpe fuori dal garage non ho più fastidio e pensando alla mia amica sorrido.
(Irene)

NON IL SOLITO AMICO

Sedetti sul gradino di una porta. Vidi un tizio.
“Ciao vecchio!”
“Ciao bello!”
“Che fai?”
“I conti. Vuoi farli te?”
Gli guardai il quadernino. Sopra vi erano dei calcoli algebrici. Non si direbbero esattamente i conti delle bollette.
“No, troppo difficili... Perché li fai?”
“Me va.”
Tipo strambo, pensai. Ci ripassai nel pomeriggio, e lì allo stesso posto lui c’era ancora, sempre a calcolare nel suo quadernino. Gli offrii allora una pizza; vidi che era stranamente felicissimo.
“Mai visto ‘na pizza?”
“Da giorni che magno” masticava “sol’i panini.”
Solo allora mi accorsi del cappello vicino a lui, con alcune monete da 1, 2 o 5 centesimi. Fui sicuro della sua identità, ma non gli dissi niente.
I giorni nel negozio del papà passavano lentamente, così stavo spesso dal mio amico a vederlo fare espressioni con cifre anche astronomiche. Io non facevo praticamente nulla, ma le ore trascorrevano serene con il vecchio.
Purtroppo mio papà chiuse il negozio diverse settimane dopo e cambiò attività. Il luogo era lontano da raggiungere e non incontrai più il mio caro vagabondo. Tali ricordi talvolta mi riaffiorano ancora in mente.
Prima di conoscere il mio amico anonimo, me ne infischiavo dei barboni, li biasimavo poiché sono solitamente dei soggetti scrocconi che da lontano poi pare siano zombie. Ma dopo l’incontro con il vecchio, imparai che esistono pure barboni simpatici che, magari, curano anche il proprio aspetto, infatti lui mi sembrava come uno qualunque. E soprattutto, ho imparato a non trattare loro con superficialità, perché se li conosci, li scopri. 
(Jie)

BERTOLD BRECHT, BERLINO 1932

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
ed io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c'era rimasto nessuno a protestare.

Vai a...
http://www.youtube.com/watch?v=SNKF8Vmnwg0

giovedì 25 novembre 2010

CONTRO L'OMOFOBIA

Ho appena finito di leggere un articolo che parla di un gay picchiato sull’ autobus a Roma. Questi fatti avvengono molto spesso, capita infatti che degli omosessuali vengano aggrediti solo perché sono “diversi” e io la trovo una stupidaggine. Penso infatti che ognuno ha i suoi gusti e che nessuno deve imporre i suoi gusti agli altri. I ragazzi d’ oggi, inoltre, si prendono in giro dicendosi gay , “fro…” , eccetera eccetera.  Questa non la trovo una cosa molto intelligente. Mi piacerebbe che tutti a Roma potessero andare per la strada vestiti e comportandosi come vogliono senza essere molestati o picchiati dagli altri. La gente dovrebbe capire che ogni persona ha una propria mentalità e, finche non si fa male agli altri, ognuno merita rispetto.
Una riflessione di Flavio Martinez



mercoledì 24 novembre 2010

ALL'AEROPORTO...


Una ragazza stava aspettando il suo volo in una sala d'attesa di un grande aeroporto. Siccome avrebbe dovuto aspettare per molto tempo, decise di comprare un libro per ammazzare il tempo. Comprò anche un pacchetto di biscotti. Si sedette nella sala VIP per stare più tranquilla. Accanto a lei c'era la sedia con i biscotti e dall'altro lato un giovane di colore che stava leggendo il giornale. Quando cominciò a prendere il primo biscotto,anche il giovane ne prese uno; lei si sentì indignata ma non disse nulla e continuò a leggere il suo libro. Tra lei e lei pensò: "Ma tu guarda che schifo,che arroganza,che maleducazione…se solo avessi un po' più di coraggio,gliene direi quattro,tornatene al tuo Paese, prima di viaggiare impara ad essere civile...". Così ogni volta che lei prendeva un biscotto,il giovane di colore accanto a lei, senza fare un minimo cenno, ne prendeva uno anche lui. Continuarono fino a che non rimase solo un biscotto e la donna pensò: "Ah, adesso voglio proprio vedere cosa farà.…!" Il giovane di colore prima che lei prendesse l'ultimo biscotto lo divise a metà!"Ah, questo è troppo", pensò e cominciò a sbuffare ed indignata si alzò di scatto,borbottò a bassa voce "i cafoni dovrebbero restare a casa", prese le sue cose, il libro e la borsa e si incamminò verso l'uscita della sala d'attesa. Quando si sentì un po' meglio e la rabbia era passata, si sedette su una sedia lungo il corridoio per non attirare troppo l'attenzione e per evitare altri incontri spiacevoli. Chiuse il libro e aprì la borsa per infilarlo dentro quando....nell'aprire la borsa vide che il pacchetto di biscotti era ancora tutto intero nel suo interno. Capì solo allora che il pacchetto di biscotti uguale al suo era del giovane di colore che si era seduto accanto a lei e che però aveva diviso i suoi biscotti con lei senza sentirsi indignato,schifato, nervoso. Al contrario di lei che aveva sbuffato,ma che ora si sentiva sprofondare nella vergogna… (Ignoto)

Che ne pensate?

venerdì 19 novembre 2010

LETTERA DI TERESA ALLA NONNA E AL FRATELLO STEFANO


Cominciamo con te, nonna, nonna Lisetta intendo, che tanto con nonna Caterina è inutile parlarci e comunque non gìfinirei più. Immagino ti stai chiedendo il motivo di questa lettera.
Ebbene te lo spiego subito. Ti scrivo per parlarti del tuo atteggiamento. Quale atteggiamento? Be’, diciamo che, per fare un esempio, non mi prendi mai sul serio.
Ogni volta che ti parlo di un mio progetto, una mia esperienza, tu mi rispondi e mi parli come se non abbia nulla di meglio da fare che snocciolare progetti da bambina di 5 anni oppure, un altro esempio può essere che, ogni volta che ti parlo del liceo al quale vorrei iscrivermi, invece di incoraggiarmi a fare quello che mi piace, non fai che dire che come scuola non serve a niente.
Sai, capisco benissimo che magari mi vedi ancora come la bambina che vuole fare l’addestratrice di delfini o la ballerina, ma dovresti accorgerti che sono cambiata. E poi, so che consideri il liceo classico e l’università le uniche cose che potrebbero beneficiare al mio futuro, ma non è questo che voglio, capisci? Non è una carriera da dottoressa che voglio. Né una carriera da professoressa o da avvocato. Solo perché voglio fare la fotografa, che è una strada più complicata e che richiede più pratica che teoria, non significa che io stia buttando il mio futuro.
Forse hai paura che io riceva qualche delusione da questo lavoro o che non guadagni abbastanza, o che stia prendendo tutto alla leggera, ma non è affatto così. Conosco i rischi che comporta questo lavoro e la fatica che richiede. Conosco gli ostacoli che ci saranno, ma ho intenzione di farcela. Solo che se tu mi concedessi un po’ di fiducia per me sarebbe più facile. Già non è che abbia mai avuto molta fiducia in me stessa, se poi in me non ci crede nessuno, allora diventa tutto troppo pesante.
E cerca di cambiare questo tuo aspetto, se ti sembra giusto quello che dico.

Adesso indovinate un po’ a chi vado a scrivere? A mio fratello Stefano, naturalmente!
Caro Stefano, io potere parlare con te in modo facile o forse potrei parlarti in italiano. Dipende da te. Dipende da come ti gira. Altrimenti fai l’animale. So che al momento la tua vita non va alla grande. Ma credi davvero che spezzando e lanciando e rompendo e gridando migliori la situazione? Io non penso, no, infatti la peggiori. So anche che ti arrabbi tanto quando ti minacciano di toglierti il telefono, perché ci stai troppo attaccato, ci sono passata anch’io. Però basta non darglielo il telefono, alla fin fine. Non serve mettersi a sbraitare. Cioè Ste’, siamo tutti abbastanza andati di cervello, trova un modo diverso di sfogarti, diverso dal prendere a pugni tutto. E poi, sì, è vero, la scuola non ti ha ancora dimostrato la sua utilità, ma lo scoprirai dopo; quindi, senti a me, non farti bocciare anche quest’anno. Non c’è bisogno che prendi nove, sai benissimo che basta il sei per toglierti di mezzo questa scuola media, tanto mica ti insegnano a vivere, ad affrontare i problemi. Cerca solo di fare… “qualcosa” nella vita, perché per me non sarebbe facile mantenerti e se vuoi mettere su famiglia lo stipendio non te lo posso dare e sai bene che i Call Center non sono proprio quello che chiunque desidera. Quindi, svegliati Stefano, vuoi fare il Punk folle e anarchico? Fallo! Ma non autodistruggerti.

giovedì 18 novembre 2010

LETTERA A UN NAZISKIN

Caro naziskin, Io scrivere te con parole facili, così forse tu capire. Io leggo su giornali che tu essere “bestia” e “belva”, ma io non credere. Io credere tu essere ignorante, e ignoranza è grande problema di tutti, anche per me. Perchè persona ignorante è persona debole, e persona debole è persona che ha paura, e persona che ha paura è persona che diventa cattiva e aggressiva, e fa “bonk” con bastone su testa di poveraccio. Vere “bestie” e “belve” sono giornalisti (molti) e certa televisione (quasi tutta) che dicono stronzate così noi restare tutti ignoranti e potere resta in mano dei potenti. Io vuole dire questo: se tu picchia un poveraccio, tu non dimostra tua forza. Tu dimostra tua debolezza e tua stupidità. Perchè sua testa rotta non risolve tuo problema. Tuo prolema è che tu vivere in periferia di merda senza lavoro o con lavoro di merda. Tuo problema è che tu essere ultima ruota del carro. Allora tu volere diventare forte, e tu avere ragione. Ma nessuno diventa forte picchiando (quaranta contro due) due persone deboli. Se tu volere diventare forte, tu dovere ribellarti a tua debolezza. Tu dovere pensare. In tua crapa rapata esserci cervello. Tu usa cervello, non bastone. Tuo cervello avere bisogno di cibo, come tua pancia. Tu allora provare a parlare, a leggere, a chiederti perchè tua vita di merda. Questo essere: cultura. E cultura essere sola grande forza per migliorare un uomo. Io sapere: leggere essere molto faticoso. Pensare essere ancor più faticoso. Molto più faticoso che gridare “negro di merda” o sporco “ebreo”: gridare stronzate essere molto facile. Tutti essere capaci di insultare e odiare. Ma non importare niente se tu avere crepa rasata e scarponi; per me, tu potere metterti carciofo in testa e tatuare tue chiappe. Me importare che tu rispetta te stesso, tuo cervello, tua dignità, così forse tu impara a rispettare altri uomini. Se tu grida “sporco ebreo”, tu dovere sapere, almeno, cosa essere ebreo. E se tu sapere cosa essere ebreo, tu provare a chiederti come sarebbe bello se bruciassero in forno tua madre, tuo padre, tuoi fratelli, tuoi amici e te. Se tu comincia a fare domande, tu comincia a vincere. Domande essere chiavi di macchina. Non basta una domanda per accendere motore e andare lontano… Io molto preoccupato per te (e anche per testa di quelli che vuoi picchiare). Io preoccupato perchè il potere, quando vede persone ignoranti e cattive, può fare due cose: metterti in prigione, e prigione è come un immenso “bonk” su tua testa. Oppure servirsi di te come schiavo, mandarti a picchiare e torturare e bruciare mentre lui, intanto, vive in bella casa, con bella macchina, con bella figa. Vuoi essere libero? Tieni tua testa rapata, ma impara ad amare tuo cervello. Forza e potere abitano lì. dentro zucca, non sopra zucca.
Ciao
Michele Serra

mercoledì 17 novembre 2010

HUMOR CONTRO IL RAZZISMO

“Un uomo passeggia in Central Park a New York. Vede un pitbull azzannare ferocemente una bambina. Si precipita, afferra il cane e infine lo uccide salvando la piccola. Un poliziotto che ha visto la scena si avvicina e dice : ”Voi siete un eroe. Domani il mondo potrà leggere sui giornali che un coraggioso newyorkese ha salvato la vita ad una bambina”. ”Ma io non sono newyorkese !”. “Bene, allora si leggerà che un coraggioso americano salva la vita…..” . “Ma io non sono americano !”. “Di dove siete ?” domanda il poliziotto. “Io sono arabo”, risponde l’uomo. Il giorno dopo i giornali titolano a caratteri cubitali : “Un terrorista islamico massacra un cane americano”.

Documento trovato da Kevin su
http://e-blogs.wikio.it/contro-il-razzismo-humor-e-barzellette-marocchine

martedì 4 maggio 2010

LABIRINTO

Perdetti la via,
la giusta non sapevo quale “sia”.
Raccolsi tutto il coraggio,
per la fame addentai uno scarafaggio.

Ad ogni costo devo sopravvivere
cercando una ragione per esistere
là dove si incontran la leggenda e il mito,
è qui dove sto: un labirinto.

Non è ovvio un’avventura mera
ché non ne avrò mai, si spera.
Magari nessuno sa che
Cos’è quel labirinto anche se
è il più grande nemico, mai sconfitto:
il se stesso del sottoscritto

Jie

PERSONE SPECIALI

Pieno di gioia e amore,
a volte ti senti un fallimento.
La vita è proprio un tormento,
ma bisogna continuare felicemente a vivere.
Trovare amici è trovare un tesoro,
si deve uscire di casa e trovare oro.
Bisogna cercare di non ammalarsi
se no i momenti della vita sono persi.
Tutti una parte speciale ce l’abbiamo.
Tutti un po’ supereroi siamo.
Nessuno è migliore di nessuno
nessuno vale di più o di meno di qualcuno.
Tutti noi siamo delle persone
Tutti noi deriviamo da uno scimmione.

Xin