mercoledì 1 dicembre 2010

NON IL SOLITO AMICO

Sedetti sul gradino di una porta. Vidi un tizio.
“Ciao vecchio!”
“Ciao bello!”
“Che fai?”
“I conti. Vuoi farli te?”
Gli guardai il quadernino. Sopra vi erano dei calcoli algebrici. Non si direbbero esattamente i conti delle bollette.
“No, troppo difficili... Perché li fai?”
“Me va.”
Tipo strambo, pensai. Ci ripassai nel pomeriggio, e lì allo stesso posto lui c’era ancora, sempre a calcolare nel suo quadernino. Gli offrii allora una pizza; vidi che era stranamente felicissimo.
“Mai visto ‘na pizza?”
“Da giorni che magno” masticava “sol’i panini.”
Solo allora mi accorsi del cappello vicino a lui, con alcune monete da 1, 2 o 5 centesimi. Fui sicuro della sua identità, ma non gli dissi niente.
I giorni nel negozio del papà passavano lentamente, così stavo spesso dal mio amico a vederlo fare espressioni con cifre anche astronomiche. Io non facevo praticamente nulla, ma le ore trascorrevano serene con il vecchio.
Purtroppo mio papà chiuse il negozio diverse settimane dopo e cambiò attività. Il luogo era lontano da raggiungere e non incontrai più il mio caro vagabondo. Tali ricordi talvolta mi riaffiorano ancora in mente.
Prima di conoscere il mio amico anonimo, me ne infischiavo dei barboni, li biasimavo poiché sono solitamente dei soggetti scrocconi che da lontano poi pare siano zombie. Ma dopo l’incontro con il vecchio, imparai che esistono pure barboni simpatici che, magari, curano anche il proprio aspetto, infatti lui mi sembrava come uno qualunque. E soprattutto, ho imparato a non trattare loro con superficialità, perché se li conosci, li scopri. 
(Jie)

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