mercoledì 11 maggio 2011

QUEL GIORNO AL REFERENDUM...

 Roma, 3 Agosto 2023
Me lo ricordo ancora quel famoso 12 giugno 2011 proprio come fosse ieri..
Dopo aver consegnato la mia carta d’identità ricordo che entrai nell’unica cabina libera. Davanti a me c’erano una penna ed un foglio. Lessi la prima prerogativa, quella che riguardava il nucleare. Nel momento in cui afferrai la penna, la mia mente mi portò indietro di qualche anno e precisamente al giorno in cui, in terza media parlammo in classe proprio del tema su cui era incentrato il referendum di quel giorno. A colpirmi particolarmente furono le parole di uno scrittore denuclearizzato citate in un articolo che ci aveva portato la professoressa, il quale scrittore raccontava il disastro di Chernobyl vissuto sulla sua pelle in questo modo: <<Il 26 aprile 1986 era esploso il reattore nucleare di Chernobyl. I più giovani non sanno cosa voglia dire. Cosa significhi sentire i contatori Geiger gracchiare e registrare radiazioni provenienti da migliaia di chilometri di distanza. L’onda invisibile esisteva davvero e non potevano far nulla per fermarla. Migliaia di persone furono uccise dalle radiazioni in pochissime ore,tra atroci sofferenze>> Poche parole agghiaccianti che però furono sufficienti per permettermi  di formarmi un’idea piuttosto negativa riguardo al nucleare. In quell’istante riflettei sulle conseguenze che avrebbe portato la costruzione di centrali nucleari in Italia e quindi pensai al mio futuro, a quello dei miei figli e a quello delle generazioni successive sulle quali sarebbe ricaduta la scelta che quel giorno del referendum avrebbero fatto milioni di italiani (compresa me). Le centrali nucleari, non lo nego, costituivano una valida alternativa per la produzione di energia e ciò lo confermava anche la Francia, il cui 80% del fabbisogno nazionale energetico era ricoperto proprio dal nucleare, ma a farmi dubitare sull’effettivo vantaggio di costruire le centrali erano le conseguenze che sarebbero scaturite con l’esplosione di anche un solo reattore di esse: tumori, cancri, malformazioni genetiche.. e la catastrofe di Chernobyl insegnava. Purtroppo la gente ha memoria breve. In Italia già si era svolto un referendum sul nucleare nel 1987, tramite il quale però la popolazione italiana aveva deciso di votare contro l’uso del nucleare, spaventati dalla catastrofe avvenuta in Ucraina l’anno precedente. Nel 2011 la storia si stava ripetendo, ma questa volta il Presidente del Consiglio italiano decise di agire con astuzia, cercando di bloccare la costruzione delle centrali non per salvaguardare il popolo dal pericolo delle radiazioni, bensì perché sapeva che gli italiani avrebbero votato in maggioranza contro perché in quello stesso anno si era verificato un cataclisma simile a quello di Chernobyl, questa volta in Giappone. Tra le ‘’pecche’’ del nucleare, oltre alle possibili conseguenze, c’erano anche le scorie: già l’Italia non era in grado di smaltire adeguatamente i rifiuti, figuriamoci le tonnellate di scorie prodotte in continuazione dalle centrali!!! E dove sarebbero andate a finire? Sicuramente nei fiumi o nel mare rischiando di danneggiare l’ecosistema marino, provocando quindi la morte di milioni di pesci perché i depositi di stoccaggio sarebbero stati sicuramente insufficienti. Poi, si sa, è difficile ammetterlo ma l’Italia è sempre stata una nazione in cui si va a risparmio e allora, chi ci avrebbe garantito che le centrali sarebbero state costruite rispettando tutti i criteri di sicurezza e con gli adeguati materiali? L’Italia, come gli USA, puntava al nucleare per ridurre l’emissione di CO2 ma questa, a mio parere, era solo una frottola per convincere la gente a votare a favore del nucleare ed, in particolare, serviva ad ‘’abbindolare’’ i meno informati i quali non sapevano che, soprattutto nella fase di preparazione all’uso del combustibile nucleare, la centrale produce milioni di gas serra nocivi all’ambiente. Far sì che la gente votasse a favore era anche nell’interesse dei grandi gestori che dal nucleare ci andavano a guadagnare con la compravendita di materie prime, primo fra tutti l’uranio. Inutile insistere sul fatto che il nucleare fosse l’unica alternativa attendibile, dovevamo, secondo me, tentare un’altra strada forse più lenta da realizzare, ma certamente più sicura, quella delle fonti rinnovabili: meno giro d’affari dovuto alla compravendita di materie prime poiché quelle utilizzate dalle fonti rinnovabili per produrre energia si trovano in natura, più salute per l’uomo e l’ambiente poiché utilizzare fonti rinnovabili vuol dire emettere un numero ridotto di gas serra rispetto al nucleare … perchè non tentare? Sapevo anche che nel caso in cui avessi votato ‘’sì’’ e una centrale fosse esplosa, avrei avuto sulla coscienza (e, con me, tutte le altre persone che avevano votato a favore) la morte di tantissime persone tra le quali ci potevano essere i miei familiari.
Con decisione votai per l’abolizione delle centrali nucleari. Passai poi all’altra prerogativa del referendum: la privatizzazione dell’acqua. ‘’Vuoi abrogare il decreto Ronchi 17757/1933..’’ diceva il foglio, anche la domanda più corretta da scrivere era: ‘’ Vuoi permettere alle grandi multinazionali di arricchirsi speculando e traendo profitto da un bene comune di prima necessità come l’acqua? L’acqua è il bene universale più prezioso al mondo ed è soprattutto un diritto di ogni cittadino, ricchi e meno ricchi, mentre con la privatizzazione sarebbe diventato solo un privilegio di pochi poiché nel caso in cui qualcuno fosse stato impossibilitato a pagare anche la tassa sull’acqua, addirittura gli avrebbero chiuso il rubinetto. Già mi immaginavo..’’guerra civile scoppiata in Italia per il rincaro dell’acqua’’: queste le testate dei giornali che ci sarebbero state qualche anno più avanti. E che ne sarebbe stato delle persone più povere come gli immigrati o i senzatetto che ogni giorno si abbeverano alle fontanelle pubbliche per i quali quell’acqua è VITA? L’acqua non è una merce! E pensare che qualche ci voleva addirittura togliere il diritto di voto per decidere se l’acqua sarebbe dovuta rimanere pubblica o meno, affermando che la privatizzazione dell’acqua non doveva essere oggetto di referendum, così avrebbero potuto decidere in Parlamento e, la maggioranza, avrebbe votato affinchè divenisse privata! Votai allora a favore dell’acqua pubblica.
Quel famoso 12 giugno fu un giorno importante perché gli italiani votando contro il nucleare e a favore dell’acqua pubblica dimostrarono di essere una nazione capace di ragionare con la propria testa. Ora infatti vivo in una società che prende l’energia da impianti eolici e solari, grazie ai quali l’emissione di anidride carbonica è stata ridotta notevolmente e si respira un’aria più salubre. Soprattutto poi l’acqua è ancora di tutti e tutti si impegnano a non sprecarla.
Elisa

8 commenti:

  1. Cara Elisa: magariiii!!! Il 12 Giugno sapremo se sarà raggiunto il quorum, io la vedo improbabile. Il tuo testo mi ha ispirato questa immagina, cmq se vuoi cambiala ok?

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  2. eli questo testo è molto bello e spero che al referendum si scelga no, tu racconti questo episodio come se ci sei gia passata! e spero che l'acqua rimanga pubblica!

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  3. un bellissimo testo... forse un po' lungo...

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  4. bhe il testo e un po lungo comunque lo letto solo a metà abastanza bello
    ps:bing

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  5. bel testo, un po lungo... ma carino, tutte cose giuste, lacqua è veramente importante x noi e lo vogliamo quando abbiamo sete dovunque e ovunque.
    X il nucleare io voto x SI xk serve

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  6. Beh meglio un testo lungo e ricco di contenuti utili ad ''aprire gli occhi sul mondo'' che un testo breve ed insignificante, vero?

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  7. bel testo, hai ragione su tutto! noi potremmo usare le fonti rinnovabili al posto del nucleare e l'acqua deve rimanere pubblica perchè come hai detto te non è una merce!

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